Castel del Monte:
Icona dello Stato ideale, tempio dell’anima immortale
(Benedikt Mancini)

Foto: anonym, 1878 (Cartolina; Priv.)
Castel del Monte, un eccezionale simbolo della costruzione dei castelli nell’Alto Medioevo, continua ad affascinare, anche se intenzione e funzione dell’edificio restano ad oggi un mistero. Per quanto a prima vista sembri rivestire il carattere di una fortificazione, in realtà l’architettura soddisfa ben poco le esigenze di una struttura difensiva, tanto meno secondo le forme in uso nell’Italia del Sud, derivate dalla tradizione normanna, o addirittura secondo quelle francesi, all’avanguardia per la progettazione di castelli. Tutte le altre tipologie costruttive che si potrebbero prendere in considerazione, come l’architettura di palazzi, di castelli di campagna o di caccia, non trovano sufficienti corrispondenze. La ricerca è concorde nell’affermare che si tratti di un edificio completamente singolare, che non può essere ricondotto in modo soddisfacente a nessuna delle categorie tipiche dell’epoca, benché vi si possano riconoscere diversi influssi stilistici classici, islamici, romanici e gotici. L’armonica sintesi di questi stili, che al contempo dona qualcosa di nuovo, si inserisce nella tradizione dell’architettura normanna nell’Italia medievale travalicandola, e già da Georg Dehio viene considerata espressione di una breve ma intensa fase di protorinascimento pugliese. La ricerca è in larga parte concorde anche nel ritenere che le molte particolarità che vanno a comporre l’unicità di Castel del Monte siano legate alla personalità del suo costruttore Federico II (1194-1250), l’ultimo imperatore svevo. Stefania Mola parla di un “classicismo federiciano” (19.
Federico II si trova ad affrontare la sfida di difendere da numerose minacce il Regno di Sicilia, che al suo tempo annovera sia la Sicilia sia l’area che comprenderà il successivo Regno di Napoli. Dopo la morte del padre, l’Imperatore Enrico IV (+1197), sua madre, la normanna Costanza di Sicilia, lo fa incoronare re già all’età di tre anni, nel 1198. Poco dopo l’incoronazione anche Costanza muore e lascia il figlio, che non ha ancora quattro anni, orfano di padre e di madre. Non solo la corona del Regno di Sicilia è oggetto di anni di lotte per il potere: anche il trono tedesco diviene fonte di conflitto, in quanto la già avvenuta elezione di Federico II a Re dei Romani si rivela inefficace di fronte alla dura realtà. La disputa sul trono tedesco, fra Filippo di Svevia e Ottone IV, sconvolge gli equilibri per circa un decennio. Dopo la morte di Filippo di Svevia (1208), Ottone IV viene incoronato imperatore a Roma nel 1209. Contrariamente agli impegni presi, subito dopo l’incoronazione ad imperatore lancia una spedizione militare per conquistare il Regno di Sicilia, impadronendosi uno dopo l’altro dei suoi possedimenti sulla terraferma. Solo in extremis Federico II sfugge all’incombente rischio di una disfatta quando una parte dei Principi tedeschi lo elegge nel 1211 “altro imperatore” (alium imperatorum) costringendo Ottone IV a fare il suo ritorno in Germania. Tuttavia è solamente anni dopo che Federico II, anche con l’aiuto del Re di Francia (Battaglia di Bouvines, 1214) riesce a imporsi, essere incoronato ad Aquisgrana (1215) e accedere alla corona imperiale (1220).
Qualche tempo dopo (1229) Federico II si vede costretto a mettere fine alla sua pacifica crociata a Gerusalemme senza aver potuto risolvere le questioni in Terra Santa, per affrettarsi a tornare in Italia, in quanto truppe papali hanno occupato ampie porzioni del Regno di Sicilia. Papa Gregorio IX ha non solo scomunicato Federico II, ma gli ha anche revocato il diritto al trono. Anche se a Federico II riesce di imporsi in questi conflitti, rimane la necessità di continuare a consolidare il Regno di Sicilia come principale base del suo potere.
Questo consolidamento avviene in termini non solo militari. Tramite una riforma amministrativa di largo respiro e un’ampia riforma legislativa (le Costituzioni di Melfi, 1231), la fondazione dell’Università di Napoli (1224), il trasferimento della residenza da Palermo a Foggia (Puglia) e altre misure Federico II cerca di fare del Regno di Sicilia una sorta di Stato modello. Sostiene le arti e le discipline scientifiche, raccoglie alla sua corte “viri docti”, una comunità di sapienti formata da circa 200 persone che hanno fra gli altri l’incarico di tradurre, valutare e commentare importanti fonti antiche e islamiche. Federico II, in collaborazione con un gran numero di falconieri, studia personalmente l’avifauna dell’Italia meridionale, e con il suo “manuale di falconeria” (De arte venandi cum avibus) redige un’opera scientifica di riferimento che per la qualità della metodologia di ricerca rimane ineguagliata per secoli.(2) Uscendo dal proprio ambito di specializzazione, Federico II interroga i sapienti alla sua corte e invia quesiti a centri di sapere sparsi per il Mediterraneo, per esempio per indagare sulla struttura del cosmo o la natura dell’anima umana. È questo il motivo per cui Federico II non si può considerare solamente “ricercatore” (inquisitor) e “amante della sapienza” (sapientie amator), come si autodefinisce, ma anche scienziato o naturalista o, per usare la terminologia del Tredicesimo secolo, filosofo o filosofo della natura. In una cronaca del Tredicesimo secolo si dice di Federico II:
“[Egli] si occupò di filosofia, e come egli stesso la coltivava, così ordino anche di diffonderla nel suo regno. […] Inoltre l’Imperatore stesso fece istituire nel suo regno scuole per le arti liberali e ogni scienza comprovata. […] Attirò sapienti da ogni Paese della Terra grazie alla generosità dei suoi doni, e stabilì per loro come anche per gli studenti senza mezzi uno stipendio fisso, di modo che le persone di qualsiasi classe e patrimonio non fossero allontanate dallo studio della filosofia per mancanza di possibilità”.(3)
Si impone quasi da sé collegare le due sfere a cui Federico II assegnava un così grande significato: arte dell’edilizia e filosofia. Già Carl Arnold Willemsen, Heinz Götze e Stefania Mola hanno postulato un orientamento multiprospettico e interdisciplinare, che integra aspetti filosofici, per affrontare adeguatamente il fenomeno costituito da Castel del Monte. Negli anni Ottanta Heinz Götze scelse un approccio che collegava le nozioni archeologiche e relative alla storia dell’arte con concetti di storia della civiltà e in parte anche filosofici, una metodologia che ricorda quella iconologica di Erwin Panofsky. Götze ravvisa in Castel del Monte un edificio che si riallaccia alla tradizione antica, più precisamente a quella augustea, e a suo avviso rappresenta persino un simbolo architettonico della Pax Augusta.(4) Al contempo rileva connessioni con la filosofia antica, in particolare con la scuola platonica.(5) A questo si ricollega la presente analisi.
Cortile interno Castel del Monte (Foto: Mancini)
Castel del Monte, nella tesi dell’autore, è caratterizzato dalla forma geometrica dell’ottagono, che si ritrova in modo esemplare ad Aquisgrana (Cappella palatina di Carlo Magno) e Gerusalemme (Cupola della Roccia). La costruzione rappresenta otto domini di rango reale [Sicilia, Germania, Italia (il precedente Regno longobardo, conquistato da Carlo Magno), Borgogna (Regno di Arles), Roma (in riferimento alla rivendicazione imperiale alla signoria sulla città, che peraltro nel Medioevo rimase puramente simbolica), Gerusalemme, Cipro, Sardegna] in connessione con la corona imperiale (torri ottagonali e ottagono centrale). Riprendendo elementi dell’architettura templare salomonica e dell’antichità classica nonché degli antichi archi di trionfo (per esempio nella strutturazione del portale principale), l’architettura sfida con atteggiamento quasi trionfale i potenti avversari di Federico II, che nel 1239 fu scomunicato per la seconda volta e si ritrovò coinvolto in dissidi collegati al movimento crociato promosso dal Papa. Dal punto di vista tematico l’edificio potrebbe rappresentare il modello dello Stato ideale, come originariamente concepito da Platone e successivamente commentato e discusso approfonditamente nella filosofia islamica. Nel tredicesimo secolo è la dottrina platonica dell’immortalità dell’anima a fornire le più chiare risposte sull’esplorazione della tematica dell’anima, che occupa Federico II in modo duraturo. L’approccio di assegnare a matematica e geometria il ruolo di apripista della metafisica, che si osserva nel tredicesimo secolo, è pitagorico, platonico e in una certa misura anche aristotelico, ed è possibile sia rispecchiato nelle rigide forme geometriche di Castel del Monte.
Portale principale di Castel del Monte con frontone triangolareee rettangolo (Foto: Mancini)

Arco d''Augusto a Orange con frontone triangolare e rettangolo (Foto: Mancini)
La varietà degli aspetti interpretativi spazia da scoperte consolidate a interpretazioni speculative, ma non infondate. Nell'ambito delle considerazioni speculative, quelle sulla metafisica platonica e neoplatonica sono certamente le più ampie e ardite. Allo stesso tempo, però, permettono di integrare i molti altri punti di vista e approcci - compresi quegli aspetti che hanno ricevuto troppo poca attenzione negli studi precedenti su Castel del Monte: ad esempio, l'attenta analisi e l'interpretazione simbolica della simmetria del centro, del portale principale, delle torri, dell'allestimento interno, del rilievo degli spolia di Meleagro e dell'uso della breccia corallina, nonché del conteggio dei domini reali in connessione con la corona imperiale, l'esame dei riflessi architettonici del conflitto strutturale tra papato e impero (soprattutto sullo sfondo dei corrispondenti edifici di Spira, Cluny e Roma), un esame ancora più coerente del simbolismo dell'ottagono, una maggiore considerazione della cultura della memoria salica e degli Hohenstaufen, una valutazione più ampia dell'interpretazione medievale della Cupola della Roccia come Tempio di Salomone, un esame più specifico dei riferimenti fantasiosi all'antica architettura imperiale, una considerazione ancora più consistente dell'arte e della progettazione architettonica normanna che andava oltre la tradizione degli Hohenstaufen, compresa la straordinaria capacità di sintetizzare diverse tendenze e di plasmarle in qualcosa di nuovo.
Il conflitto tra l'imperatore e il papa giunse al culmine dopo la morte di Onorio III (1227). Gregorio IX (pontificato 1227-1241) bandì Federico II due volte, anche se il secondo divieto non è ancora stato revocato. Nel 1227, la disputa con il Papa fu innescata dalla questione delle crociate; nel 1239, le questioni di potere assunsero un ruolo centrale (in particolare la disputa sulla Sardegna). Il papa e l'imperatore si scontrarono a più livelli. Anche l'arte e l'architettura sono rilevanti in questo caso, al servizio di obiettivi politici e non solo.
In questo contesto, Castel del Monte appare come un monumento e una manifestazione del potere imperiale che affonda le sue radici nelle tradizioni carolingia, augustea e salomonica, riconoscibili anche nei riferimenti storico-architettonici. Oltre agli edifici antichi, qui giocano un ruolo particolare la Cupola della Roccia, intesa come restituzione del Tempio di Salomone, la San Vitale di Ravenna, la Chiesa di Corte di Aquisgrana e probabilmente anche le cattedrali imperiali renane con le loro enormi torri ottagonali a cupola (soprattutto Spira). L'edificio si differenzia dagli edifici modello presi in esame, con i quali Castel del Monte mostra significative analogie da un lato, soprattutto attraverso il centro aperto e le otto possenti torri, che allo stesso tempo rappresentano e moltiplicano il più importante simbolo architettonico del potere dell'epoca (in Italia), la torre.
Per la sua posizione geografica, la silhouette, la struttura e l'arredamento, l'edificio sembra essere un modello architettonico dello Stato ideale sviluppato da Platone e intensamente discusso e commentato, in particolare nelle fonti islamiche a cui Federico II aveva accesso, fino al XIII secolo. Nello Stato ideale di Platone regnano la ragione e la giustizia, rappresentate da una comunità di filosofi, eventualmente anche da un monarca qualificato come filosofo. Gli aspetti metafisici non servono a obiettivi di legittimazione del potere o di politica del potere, ma assegnano allo Stato il compito di consentire alle anime di ascendere alla trascendenza. Secondo Platone, lo Stato, esplicitamente concepito come città-stato (polis), dovrebbe trovarsi a breve distanza dal mare, ma non direttamente sulla costa. Le case degli abitanti dovrebbero essere simili e formare un anello di mura. Tutto questo riecheggia a Castel del Monte. Tre tenute formano lo Stato, la cui struttura può essere modellata su Castel del Monte: L'ottagono interno può essere assegnato ai filosofi (o al monarca; prima proprietà) come loro dominio. Le torri ottagonali corrispondono ai guardiani (seconda proprietà). L'area circostante, ancora oggi eccezionalmente estesa a Castel del Monte, corrisponderebbe alla zona dei contadini, degli artigiani, dei commercianti e dei mercanti (terza proprietà). All'interno dell'edificio, le stanze simili potrebbero indicare la parità di status dei filosofi. La panca in pietra che corre intorno al piano superiore (in tutte le stanze), che sembra piuttosto inusuale per l'architettura del castello medievale, farebbe riferimento, insieme alle panche nelle nicchie rialzate delle finestre, alla situazione di dialogo platonico in cui due o più studiosi discutono di fronte a un gruppo di persone interessate o di studenti.
La scienza, secondo la concezione prevalente nel XIII secolo, si estende dalle artes liberales alla metafisica passando per la fisica e la matematica. La geometria coerente di Castel del Monte può essere collocata in una posizione chiave di questo sistema, nel campo della matematica, che media tra fisica e metafisica, ad esempio aiutando ad astrarre le osservazioni della natura e a spiegarle attraverso un'ontologia sovraordinata. Questo porta ai concetti filosofici e metafisici di Dio dell'Immobile (Aristotele) e del Bene che si diffonde (bonum diffusivum sui) (tradizione platonica). Tutto questo va unito a una comprensione filosofica della realtà che presuppone un'origine unitaria di tutto l'essere e il ritorno a questa origine. Ciò va di pari passo con la determinazione metafisica del rapporto tra l'uno e i molti o il tutto e le sue parti. In particolare, da una prospettiva aerea, questi concetti, per quanto riguarda Castel del Monte, sembrano essere approcci in grado di spiegare in modo plausibile la simmetria del centro e la diffusione dell'ottagono in altri otto ottagoni e di fornire una visione più profonda, il significato quasi cosmico o metafisico dell'edificio può essere dedotto, soprattutto se si considera che nella filosofia antica la simmetria è considerata l'epitome della bellezza e dell'ordine nel cosmo, un cosmo che altrimenti rischia di cadere nel caos. Dante Alighieri utilizzerà proprio questi concetti nella Monarchia per descrivere la natura e la struttura della regola ideale (Monarchia, I, vi, ix, xv).

Rilievo in spolia sulla parete nord-est del cortile interno. Molto probabilmente raffigura il trasporto a casa del re Meleagro morto (Foto: Mancini)

Capitello in marmo sopra un pilastro a fascio, visibile anche l'opus reticulatum (in alto a sinistra), insolito per gli edifici medievali e descritto da Vitruvio come una caratteristica del periodo augusteo. (Foto: Mancini)
La varietà degli aspetti interpretativi va da nozioni ben consolidate a interpretazioni speculative, tuttavia fondate su basi teoriche solide. Nell’ambito delle considerazioni speculative, quelle legate alla metafisica platonica o neoplatonica sono sicuramente le più ampie e audaci. Tuttavia esse permettono al contempo un’integrazione dei molteplici punti di vista e approcci alternativi, e anche di quegli aspetti che nei precedenti studi su Castel del Monte hanno ricevuto poca attenzione, come l’accurata analisi e l’interpretazione simbolica della simmetria centrale, del portale principale, delle torri, della conformazione degli spazi interni, del rilievo di spoglio rappresentante Meleagro e dell’utilizzo di breccia corallina; inoltre, il conteggio delle signorie reali in connessione alla corona imperiale, lo studio dei riflessi nella politica architettonica dei conflitti strutturali fra Papato e Impero (in particolare sullo sfondo di edifici corrispondenti situati a Spira, Cluny, Roma), un’indagine ancora più sistematica del simbolismo dell’ottagono, una maggiore attenzione alla cultura della memoria di Salii e Staufen, una valutazione più ampia dell’interpretazione medievale della Cupola della Roccia come Tempio di Salomone, un’indagine più specifica dei riferimenti evocativi dell’antica architettura imperiale, una più approfondita osservazione dell’arte e architettura normanna al di là della tradizione sveva, anche per la sua straordinaria attitudine ad assimilare sincreticamente diverse correnti per formare qualcosa di nuovo (come ha formulato con particolare chiarezza Stefania Mola, che parla anche di un “classicismo federiciano”).(6)
Il contrasto fra Imperatore e Papa si inasprisce dopo la morte di Onorio III (1227). Federico II viene scomunicato due volte da Gregorio X (pontificato: 1227-1241), e la seconda scomunica ad oggi non è mai stata revocata. La diatriba con il Papa si esaspera nel 1227 sul tema delle Crociate, e nel 1239 si catalizza intorno a dispute di potere (in particolare sulla questione sarda). Il Papa e l’imperatore si scontrano su diversi livelli. Rilevante qui è il ruolo di arte e architettura, che fra gli altri servono anche obiettivi politici.
In questo panorama si staglia Castel del Monte come monumento e manifestazione del potere politico, le cui radici affondano nella tradizione carolingia, augustea e salomonica, come trova riscontro anche nei riferimenti alla storia dell’architettura. Hanno qui un ruolo particolare a fianco di antiche costruzioni la Cupola della Roccia, intesa come ripresa del Tempio di Salomone, San Vitale a Ravenna, la Cappella Palatina ad Aquisgrana e probabilmente anche le Cattedrali imperiali renane (quella di Spira in particolare) con le loro possenti torri con cupola. Dagli edifici presi in considerazione come modelli con cui Castel del Monte mostra significative corrispondenze, la costruzione pugliese si distingue principalmente per il centro aperto e gli otto possenti torrioni che al contempo rappresentano e moltiplicano il principale simbolo architettonico dell’epoca (in Italia): la torre.
Con la sua posizione geografica, oltre alla sua sagoma, struttura e articolazione interna, l’edificio appare persino come un modello architettonico di Stato ideale, come sviluppato da Platone e come discusso e commentato intensamente fino al tredicesimo secolo nelle fonti islamiche, a cui Federico II aveva accesso. Nel platonico Stato ideale regnano sapienza e giustizia, rappresentate da una comunità di filosofi ed eventualmente anche da un monarca al contempo qualificato come filosofo. Qui gli aspetti metafisici non sono solamente al servizio di fini politici o di legittimazione del potere, ma assegnano allo Stato il compito di permettere all’anima un’ascesa nella trascendenza. Secondo Platone lo Stato, concepito esplicitamente come città stato (polis) deve essere collocato in posizione da cui sia facilmente raggiungibile il mare, ma non direttamente lungo la costa. Le case degli abitanti devono essere uniformi e formare una cinta muraria. Tutto ciò trova corrispondenze in Castel del Monte. Tre classi costituiscono lo Stato, la cui struttura si può proiettare perfettamente sull’edificio: l’ottagono interno può essere attribuito alla sfera dei filosofi (o del monarca - prima classe). Le torri ottagonali corrispondono ai guerrieri (seconda classe). Il paesaggio circostante, che nel caso di Castel del Monte è rimasto fino ad oggi straordinariamente libero, corrisponde all’ambito di contadini, lavoratori, artigiani, commercianti (terza classe). All’interno della costruzione gli spazi uniformi indicano la parità di rango fra filosofi. Il sedile in pietra che corre lungo le pareti al piano superiore (in tutte le stanze) e che è molto inusuale nell’architettura dei castelli medievali, assieme ai sedili delle nicchie elevate delle finestre richiama alla situazione di dialogo platonico, in cui due o più saggi conducono una disputa alla presenza di un gruppo di persone interessate o di allievi.
Nella concezione prevalente nel tredicesimo secolo, la scienza copre uno spettro che va dalle artes liberales alla fisica e alla matematica fino alla metafisica. All’interno di questo sistema, la coerente geometria di Castel del Monte può essere collocata in una posizione chiave, e cioè nell’ambito della matematica, che ha un ruolo di mediazione fra fisica e metafisica, per esempio contribuendo a sollevare le osservazioni della natura su un piano astratto per fornire spiegazioni tramite un’ontologia sovraordinata. Questo porta alle concezioni divine filosofiche e metafisiche del Motore immobile (Aristotele) e del Bene che si diffonde da sé (bonum diffusivum sui) (tradizione platonica). Tutto ciò va ad unirsi a una concezione filosofica della realtà che parte dal principio di un’origine unitaria di tutto ciò che è, e postula un ritorno a questa origine. Questo impianto concettuale va di pari passo con la determinazione metafisica della relazione fra l’Uno e i Molti, ovvero il tutto e le sue parti. È in particolare quando si osserva Castel del Monte dall’alto che questi concetti appaiono come approcci in grado di offrire una spiegazione plausibile alla simmetria centrale e alla diffusione dell’ottagono in altri otto ulteriori ottagoni, e rivelano un significato più profondo, quasi cosmico o metafisico, della costruzione, in particolare quando si considera che nella filosofia antica la simmetria viene considerata lo specchio della bellezza e dell’ordine nel cosmo, un cosmo che altrimenti corre il rischio di precipitare nel caos.(7)
La simmetria radiale della strutturazione di Castel del Monte non richiama solamente un complesso simbolico politico e scientifico (matematico e metafisico) ma anche il più ampio circolo tematico della memoria. Nell’architettura sepolcrale e memoriale prevalgono gli edifici centrali a simmetria radiale (come costruzioni circolari o poligoni). Fra questi si annoverano la Basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme e in senso più ampio anche la Cattedrale di Aquisgrana e la Cupola della Roccia. La Cattedrale di Aquisgrana fu costruita da Carlo Magno come chiesa di corte e oratorio e dopo la sua morte assunse anche la funzione di una chiesa sepolcrale e memoriale. Che la Cattedrale di Aquisgrana faccia parte dei modelli per Castel del Monte è incontestato nella ricerca, anche se appaiono necessari più approfonditi studi sui dettagli delle corrispondenze e sul carattere del sacro. Allo stesso modo anche la Cupola della Roccia può essere considerata un’ispirazione, pur tenendo presente che in linea di principio la Cupola della Roccia nel Medioevo era vista come la ricostruzione del Tempio di Salomone, e dunque riprendeva l’ampia simbologia templare. La tradizione dell’ascesa al Cielo di Maometto fu trasmessa alla Cupola della Roccia solo anni o decenni dopo la sua costruzione. Più antica è la stratificata tradizione che lega la roccia al salvataggio di Noè, il sacrificio di Abramo (e il salvataggio di Isacco), il “pozzo delle anime”, l’ingresso agli Inferi e la porta del Paradiso. Questa tradizione si è combinata in un secondo tempo con quella dell’ascesa al cielo di Maometto. Nell’architettura islamica la Cupola della Roccia è diventata il modello per edifici sepolcrali e memoriali, mentre la mistica islamica vide l’ascesa al cielo di Maometto come simbolo dell’ascesa dell’anima verso Dio.
L’Imperatore Federico II si iscrive in una lunga tradizione di cultura memoriale a cui contribuì personalmente ad Aquisgrana, Spira e Palermo. Per sé stesso lasciò solo scarne indicazioni nel suo testamento, nonostante il fatto che in particolare dopo la scomunica del 1239 doveva temere che sepoltura e memoria potessero essere a rischio (come prova l’esempio di Enrico IV, che fu sepolto nel Duomo di Spira solo diversi anni dopo la sua morte, quando il Papa revocò la scomunica; invece Re Manfredi di Sicilia, scomunicato, dopo la sconfitta di Benevento nel 1266 fu sepolto in una fossa e ricoperto di pietre). Numerosi elementi di Castel del Monte rimandano alla tematica dell’anima e della memoria; fra di essi, il numero otto, proprio del simbolismo cristiano ma anche islamico e dell’antichità; la composizione architettonica centrale e a simmetria radiata; il rilievo di spoglio sulla parete interna nordorientale sul tema del ritorno in patria del defunto Re Meleagro. Ma anche nel caso in cui l’Imperatore non ne avesse avuto l’intenzione, Castel del Monte come nessun’altra costruzione è indissolubilmente legato alla memoria di Federico II: un regnante che diede forma a un ordinamento giuridico e statale premoderno, che risvegliò in Puglia un protorinascimento e che può essere considerato l’apripista per una concezione empirica della scienza. Castel del Monte, in un certo senso frutto anche dello stile costruttivo normanno inteso come un maturo sincretismo, simboleggia al contempo una cultura europea in fase di crescita che, pur nei limiti delle possibilità di interconnessione dell’epoca medievale, era orientata in senso globale e ancora oggi trasmette questo messaggio.
Note
(1) Mola (2011), p. 71.
(2) Houben (2008), p. 44; Stürner (2003), pp. 345-346.
(3) Nicolaus de Jamsilla, Historia de rebus gestis Friderici II imperatoris eiusque filiorum Conradi et Manfredi; Quellensammlung (I), pp. 637-638.
(4) Götze (1986), p. 100; Götze (1991), pp. 53-54.
(5) Götze (1986), pp. 72-73.
(6) Mola (2011), p. 71.
(7) Nel De monarchia Dante Alighieri utilizzerà esattamente questi concetti per descrivere natura e struttura dell’autorità ideale (Dante, De Monarchia, I, VI, IX, XV).
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